Perché è importante prevenire la carenza
di vitamina D anche in contesto COVID-19
Quest’anno stiamo affrontando una nuova quotidianità che ci ha presi tutti alla sprovvista mentre stiamo tutti affrontando dei cambiamenti importanti nel nostro stile di vita, anche nella stagione invernale i cambiamenti legati al diffondersi del virus COVID-19
che ci hanno costretto a modificare i nostri comportamenti in modo radicale.
Dalla primavera alla stagione invernale, siamo spesso rinchiusi in casa o i nostri spostamenti sono limitati al nostro terrazzo e al giardino. La riduzione del tempo che possiamo trascorrere all’aria aperta è un fattore che incide sulla capacità del nostro organismo di produrre vitamina D a livello della pelle, grazie all’azione del sole oltre al benessere sociale. Questo può portare ad una carenza di vitamina D nel nostro organismo.
Come riconoscere la carenza di vitamina D
In casi di carenza cronica rilevante di vitamina D, si assiste ad un aumento della fragilità delle ossa, ad una loro deformazione e a patologie come l’osteoporosi e l’osteomalacia già precedentemente citate. In casi di carenza lieve i sintomi non sono sempre evidenti, possono presentarsi dolori ossei e articolari, debolezza muscolare, stanchezza ricorrente e riduzione della capacità di concentrazione.
Per assicurarsi di non avere un calo del livello di vitamina D
si possono effettuare degli esami specifici del sangue. Per conoscere i livelli di vitamina D presenti, i medici misurano la concentrazione sierica del 25-idrossicalciferolo, noto anche come calcidiolo o 25-OH-D. Un individuo presenta un'adeguata quantità di vitamina D
quando la concentrazione di 25-OH-D è compresa tra i 30 e gli 100 ng/ml.
Tramite un semplice esame del sangue è, quindi, possibile controllare il livello e prevenire la carenza di vitamina D.
La vitamina del sole
La vitamina D, viene chiamata anche “vitamina del Sole” in quanto è principalmente prodotta a livello della pelle grazie all’azione del sole. I raggi UVB del sole, quando colpiscono la pelle, trasformano un grasso simile al colesterolo in vitamina D che passa nel sangue e qui una proteina specifica la trasporta fino al fegato e al rene dove viene attivata. Il sole, quindi, è il nostro rifornitore principale di vitamina D, ma non è l’unico, possiamo assorbire la vitamina D anche da alcuni tipi di cibi e al bisogno da integratori alimentari.Le principali fonti alimentari di vitamina D sono:
- L'olio di fegato di merluzzo;
- Pesci grassi quali salmone, trota, aringa, pesce spada, anguilla, sgombro, tonno;
- Il tuorlo d'uovo;
Tramite gli alimenti sopra elencati
è possibile assumere solo piccole dosi di vitamina D, è quindi indispensabile sempre esporsi al sole e se questo non è possibile, è consigliabile assumere integratori specifici singoli o combinati con altri complessi vitaminici per un’azione mirata ed efficace.
Il Fabbisogno giornaliero di Vitamina D
La dose giornaliera di Vitamina D
raccomandata per gli adulti è compresa tra 0,4 e 0,8 gr. Meglio associare al supporto vitaminico una dieta che abbondi di verdure , frutta ed acqua, questo fa sì che il nostro corpo tenda a basificare evitando così il meccanismo fisiologico di consumo di calcio.
" E’ importante non assumere Vitamina D
se non necessario "
La somministrazione prolungata di dosi di vitamina D da 5 a 10 volte superiori alla dose raccomandata o la somministrazione di poche dosi “urto”, può infatti indurre danni renali ed ossificazione anomala dei tessuti molli. È consigliabile assumerla sempre sotto consiglio medico o del farmacista di fiducia
in quanto un eccesso di vitamina D (che viene smaltita molto lentamente) risulta tossico.